I valori di Schwartz: il conservatorismo

Terminiamo oggi la panoramica sulle quattro categorie di valori proposti nella tassonomia di Schwartz. La settimana scorsa abbiamo trattato in questo post i valori dell’apertura, che si contrappongono ai valori del conservatorismo.

La prof.ssa Laura Borgogni, scientific director di UTilia, spiega che le persone caratterizzate da accentuati valori del conservatorismo tendono a resistere al cambiamento. In questa categoria sono racchiusi i valori del conformismo, della tradizione e della sicurezza.

La tassonomia dei valori di Schwartz

La tassonomia dei valori di Schwartz

  • Conformismo: chi è incline al conformismo tende ad evitare azioni, inclinazioni e impulsi che potrebbero disturbare o danneggiare gli altri o violare aspettative e norme sociali. Sul lavoro chi dà priorità al conformismo ritiene fondamentale l’adeguamento alle decisioni aziendali e alle aspettative anche mettendo del tutto in secondo piano la propria individualità.
  • Tradizione: comporta il rispetto, l’accettazione e l’assunzione delle usanze  e delle idee che appartengono alla tradizione culturale dell’organizzazione. Chi dà priorità alla tradizione ritiene fondamentale impegnarsi per mantenere e tramandare quanto consolidato nel tempo.
  • Sicurezza: chi è caratterizzato dal valore della sicurezza ritiene importante l’incolumità, l’armonia e la stabilità. Chi dà priorità alla sicurezza teme la possibile instabilità dell’organizzazione e del posto di lavoro; ritiene anche importante evitare i rischi connessi all’incolumità fisica o ancora alle conflittualità che possono sorgere nei contesti lavorativi.

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Personalità e motivazione

Secondo il prof. Caprara, speaker allo Psychological Capital Meeting, la riflessione sulla motivazione non può essere disgiunta rispetto allo studio della personalità: ciò è dovuto al fatto che la personalità contiene affetti, emozioni, bisogni, scopi e desideri di ognuno di noi.

Le ragioni dell’agire umano sono molteplici e spesso in competizione fra loro: da sempre ci si interroga su quali siano gli elementi che ci guidano. Sono antiche le convinzioni secondo cui la ricerca del piacere e l’interesse personale sarebbero i principali motori di ogni attività non solo economica, ma umana in generale.

Eppure il puro perseguimento del piacere e la ricerca del profitto non spiegano come mai, a parità di buone intenzioni, di fronte ad un compito ugualmente attraente e in presenza degli stessi ostacoli, alcuni decidono di impegnarsi e di insistere nei loro sforzi mentre altri si scoraggiano e desistono.

Le modalità di funzionamento della mente sono più complesse di così e dipendono in larga misura dalla personalità.

Ecco, in estrema sintesi, alcuni elementi della personalità che influiscono sulla motivazione:

  • Tratti: sono disposizioni relativamente stabili che rendono alcune reazioni più accessibili, e quindi più probabili, di altre. Sono influenzati da natura ed esperienza.
  • Valori: sono le rappresentazioni mentali di ciò che conta nella vita delle persone. Sono i principi che dettano le mete, le priorità e gli standard nei più svariati ambiti della vita di tutti noi.
  • Atteggiamenti: determinano il nostro piacere o dispiacere nei confronti di un comportamento, di un evento o di una persona. Sono influenzati da tratti, motivi e valori.
  • Autostima: riguarda le percezioni, le valutazioni e le disposizioni delle persone nei confronti di se stesse.

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Il Capitale Psicologico: quanto dipende da noi?

In quest’intervista il prof. Fred Luthans, speaker allo Psychological Capital Meeting, spiega che la sua teoria sullo Psychological Capital è nata dalla necessità di adottare un approccio scientifico per lo studio della positività. Le evidenze empiriche hanno dimostrato che il Capitale Psicologico di ciascuno ha un impatto sulle attitudini, sui comportamenti e, in ultima analisi, sulle performance.

Lo Psychological Capital, come abbiamo già avuto modo di spiegare in questo post, è influenzato da quattro elementi, secondo il paradigma H.E.R.O.: hope (determinazione); efficacy (autoefficacia); resilience (resilienza); optimism (ottimismo). Secondo la teoria del Capitale Psicologico, la positività può essere scelta e sviluppata secondo questa proporzione:

  • Il 50% deriva dai geni e da come siamo stati cresciuti da bambini;
  • Il 10% deriva dalle circostanza esterne;
  • Il 40% deriva dalla nostra volontà.

Nella seconda parte dell’intervista il prof. Fred Luthans sostiene che le persone che lottarono, e vinsero, la lotta contro l’apartheid fossero caratterizzate dalla simultanea presenza delle quattro componenti del modello h.e.r.o. e che abbiano combattuto non solo grazie ad attitudini pregresse, ma anche grazie ad una consapevole scelta della positività.

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Il Capitale Psicologico come vantaggio competitivo

Oggi più che mai è fondamentale comprendere come distinguersi rispetto ai competitor e qual è la chiave per ottenere un reale vantaggio competitivo. Come è noto, le Risorse Umane sono cruciali per il successo delle organizzazioni: è sempre più diffusa la consapevolezza dell’importanza delle risorse intangibili, che, a differenza del capitale tradizionale, non possono essere facilmente imitate.

Il prof. Fred Luthans ha mosso un ulteriore passo in questa direzione, identificando quattro categorie di fonti di vantaggio competitivo per l’azienda.

  1. Traditional Capital (fisico, finanziario, tecnologico).
  2. Human Capital: Luthans distingue fra explicit knowledge e tacit knowledge. Il capitale di conoscenze esplicito comprende al proprio interno competenze e skills che derivano dall’educazione (e, quindi, di per sé non distintive); quello implicito, invece, è specifico dell’organizzazione. Il tacit knowledge si sviluppa nel tempo mano a mano che i collaboratori comprendono la cultura aziendale e ne diventano parte. Non può essere imitato dai competitor.
  3. Social Capital: le ricerche di Luthans hanno dimostrato l’erroneità della comune convinzione secondo cui le relazioni avrebbero natura effimera, e di conseguenza non sarebbero una fonte affidabile di vantaggio competitivo. In particolare, gli elementi del capitale sociale in grado di sviluppare un vantaggio competitivo sono le reti di relazioni, le norme, i valori e la fiducia.
  4. Psychological Capital: lo Psychological Capital è composto da quattro elementi (determinazione, autoefficacia, resilienza, ottimismo). Abbiamo dedicato un post precedente a un’intervista in cui Luthans spiega l’importanza di ciascuna di queste componenti. Il Capitale Psicologico non soltanto incide sulle performance del singolo, ma (come mostra la tabella sottostante), è anche in grado di procurare un vantaggio competitivo sotto molteplici punti di vista.
Fonte: F. LUTHANS, C.M. YOUSSEF. Human, Social, and now Positive Psychological Capital Management: Investing in People for Competitive Advantage, Organizational Dynamics, 33(2), 2004, p. 147.

Fonte: F. LUTHANS, C.M. YOUSSEF. Human, Social, and now Positive Psychological Capital Management: Investing in People for Competitive Advantage, Organizational Dynamics, 33(2), 2004, p. 147.

Perché investire sulla positività

Le ricerche condotte negli ultimi anni mi hanno persuaso che esista una sorta di istinto vitale, ovvero una disposizione spontanea ad attribuire valore alla propria vita e quindi a vedere se stessi e il futuro sotto una luce positiva. Se così non fosse, non potremmo convivere con l’idea della morte e non potremmo affrontare l’invecchiamento, le infermità e le perdite. Le argomentazioni che svolgo vengono corroborate da dati empirici e confluiscono nel più ampio movimento della psicologia positiva.

Gian Vittorio Caprara, Motivare è riuscire, Bologna, Il Mulino 2013, p. 12.

Torniamo, dopo il post dedicato alla teoria dello Psychological Capital di Fred Luthans, a parlare dell’influenza che la positività esercita sulla vita (e sulle performance) del singolo.

Le ricerche di Gian Vittorio Caprara, professore all’Università La Sapienza di Roma e speaker allo Psychological Capital Meeting, hanno dimostrato che le persone che tendono a vedere la vita, se stesse ed il futuro sotto una luce positiva vivono e funzionano meglio.

Certo, eccessive illusioni e distorsioni della realtà non sono auspicabili; tuttavia molte ricerche empiriche avvalorano l’ipotesi secondo cui l’inclinazione a vedere il mondo e le proprie esperienze, per quanto possibile, sotto una luce positiva sia una componente importante della natura umana ed una determinante essenziale dello sviluppo ottimale  e del buon adattamento, della fiducia in se stessi, dell’entusiasmo e dell’impegno.

È dunque importante capire fino a che punto l’orientamento ad accostarsi alla vita con un atteggiamento positivo sia una risorsa che è possibile coltivare e  sulla quale vale la pena di investire.

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Intervista a Fred Luthans: le potenzialità dello Psychological Capital

In momenti in cui la negatività rischia di prevalere e il morale potrebbe cadere a terra, il capitale psicologico e l’ottimismo assumono grande rilevanza per migliorare la produttività e le performance aziendali.

Fred Luthans, professore di Management all’Università del Nebraska e ospite al Psychological Capital Meeting, spiega che il capitale psicologico è formato da quattro componenti: hope (determinazione), efficacy (autoefficacia e sicurezza), resilience (affrontare le difficoltà senza abbattersi, ma uscendone più forti di prima) e optimism (ottimismo e atteggiamento positivo). Queste variabili, significativamente, creano l’acronimo h.e.r.o.

Il capitale psicologico è fondamentale per le organizzazioni per diversi motivi: è basato sulla teoria e sulla ricerca, e questo lo rende affidabile; possiede dei metodi di misurazione accurati, in grado di valutare le risorse di ciascuno; ha un forte impatto sulle performance.

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